Dolorosa riammissione di un ex allievo

A volte riammetto un allievo che in passato si sia allontanato dal percorso educativo-correzionale. Mentre secondo la parabola il buon padre di famiglia accoglie a braccia aperte il figliol prodigo, io sono prodigo solo di botte con chi chiede per la seconda o terza volta i miei servigi. Ogni riammissione ha un costo svincolato dalle colpe per cui lo ricevo nuovamente, un po’ come nei locali “prima consumazione gratis, le successive 10 euro”.
Naturalmente non riammetto tutti. Un paio di mesi fa mi ha scritto ripetutamente un ex-allievo, di certo il più stupido, inaffidabile, irrisolto tra tutti quelli mai ricevuti, chiedendomi di perdonarlo. Non l’ho fatto.
L’allievo di cui invece voglio parlare è un altro tipo di persona. Le sue spiegazioni mi hanno convinto, perché le ho trovate plausibili.
Gli avevo anticipato che la sessione di riammissione sarebbe stata dura, in quanto l’avrei legato a una scala per somministrargli 80 colpi di scudiscio. Ottanta? Sì, ottanta, e a tutta forza. Sono pazzo? No: oltre a sapermi controllare in corso d’opera su quello che sto facendo, lo conosco bene e so che ha un’alta resistenza al dolore. Così ho svolto una sessione di tipo judicial punishment, tra le mie migliori non solo per la sua severità (mi chiamo E. Severo per un motivo) ma per il suo Contenuto di Verità. Non so se negli articoli ho mai usato prima quest’espressione, ma d‘ora in poi la userò spesso. Io non bado al semplice realismo di ciò che faccio, ma voglio che abbia un significato autentico. Non ho fatto finta, ho punito veramente. Non è questione di forza o numero dei colpi bensì di assenza di teatro, di finzione. La cosa è stata possibile perché già conoscevo l’allievo nel suo modo di essere, di pensare, in quello in cui crede, nei suoi valori. Sapevo quello che gli serviva in termini sostanziali, profondi, non di “gioco bdsm”. A me i giochi non interessano. Per spiegarmi meglio, riporto quello che mi ha scritto la sera:

Buonasera Signore,
come da Lei ordinato, Le scrivo. […].
Rispetto alla seduta di oggi, vorrei ringraziarLa, Signore, perché davvero era necessario che espiassi le mie mancanze nei Suoi riguardi, prima di intraprendere un percorso educativo-correttivo. Prima che Lei iniziasse a colpirmi, quando ero legato, tremavo, avevo paura e volevo fuggire; durante la battitura il dolore mi ha trafitto il cervello e il pianto spontaneo e irrefrenabile, che ne è conseguito, è stato liberatorio ed espiatorio. Sì Signore, mi creda se Le dico che, subito dopo il termine della battitura, mi sono sentito liberato, emendato, purificato. Mi sentivo in difficoltà e in imbarazzo dinanzi a Lei a causa del mio deplorevole comportamento passato. Dopo la battitura, ho provato sollievo, perché sentivo che avevo giustamente espiato. […].“

Questa mail esprime bene il senso che io do a quello che faccio, il tipo di servizio che offro. Dopo 7 anni di attività, 14 articoli su BloGabbia e annunci chiari che più non potrei, c’è ancora chi mi chiede di fargli da Padrone e lui da schiavo e resta sbigottito quando gli rispondo “Non sono un master”. Per fortuna, c’è chi capisce di che parlo e quindi mi rivolgo a costoro. Non è cosa per tutti, né mai l’ho sostenuto: nel mare magnum dei giocatori del bdsm seleziono solo quelli per cui non è un gioco.
Le foto e le standstill che corredano questo articolo si riferiscono alla “sessione degli 80 colpi”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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