Ricordi di un cuckold

In una cartella dimenticata ho trovato questo racconto non mio. L’avrò preso chissà dove. Quindi chiedo scusa a chi ne è autore se qui lo pubblico. Stavo buttandolo nel cestino ma mi sono soffermato a leggere. E perchè non pubblicarlo? Un po triste.
Mi ha ricordato certe imprevedibilità femminili che passano da una grande disponibilità a improvvise chiusure sia nel campo del sesso vanilla sia in campo BDSM.
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Ricordi di un cuckold
Nell’inverno del 2010 Caterina acconsentì a provare un’esperienza a tre con un altro uomo, dopo ripetuti miei tentativi di convincerla e coinvolgerla in diversi modi e occasioni: accettò con poco entusiasmo e più per accontentarmi.
Scegliemmo un giovane fra gli annunci di gabbia. Gli accordi erano che avrei dovuto incontrarlo prima io, per accertarmi della persona e non rischiare brutte sorprese e per concordare un’eventuale successiva cena conoscitiva.
Ci vedemmo una sera per un caffè e quattro chiacchiere. Mario era un giovane sergente di marina venticinquenne, io allora trentenne e Caterina ventitreenne, alto un metro e settanta, fisico tarchiato, ma armonioso e muscoloso, castano chiaro, quasi biondo, occhi scuri, viso e sorriso aperto, simpatico e intraprendente, anche se semplice, nativo del Molise.
Gli spiegai la situazione, i miei desideri, le ritrosità di Caterina, la scelta della conoscenza ed altro. Parlammo per un’oretta e concordammo il successivo incontro a tre, solo conoscitivo. Avevo portato alcune foto normali e nudi di Caterina e ci appartammo in macchina al buio per vederle. Mario iniziò a commentarle calorosamente con epiteti espliciti “Che figa! che culo!, come la leccherei volentieri, t’immagini il mio cazzo e il tuo dentro insieme, come fa i pompini?, lo prende nel culo?” ed altro.
Mentre parlava e sfogliava le foto, il cazzo gli si era gonfiato dentro i pantaloni ed aveva allungato una mano per accarezzarlo. Un po’ timorosamente, per me era la prima volta, gli chiesi se potevo toccarglielo e lui acconsentì con un sorriso complice, anzi dopo una mia carezza sopra i pantaloni, si abbassò la cerniera e se lo tirò fuori. Aveva un cazzo stupendo, grosso, più del mio, simile nella forma, ma meno carnoso e, quindi, al tatto più duro, la cappella leggermente a punta e più piccola della mia sovrastava un’asta maestosa che si allargava verso la base.
Ero eccitatissimo, mentre gli veniva sempre più duro con le mie carezze e le mie risposte. Non resistetti, mi chinai verso il suo cazzo e glielo presi in bocca.
Provavo sensazioni ed emozioni nuove e piacevoli; mi scoprii a leccare e succhiare con grande piacere ed una certa bravura, secondo quello che diceva Mario. Mi arrivò in breve in bocca ed io feci scivolare lo sperma su un fazzoletto, non prima di averne assaporato il gusto, un po’ diverso dal mio, leggermente più acidulo e meno denso, nonchè molto meno copioso, dovuto probabilmente anche alle palle più piccole come due grosse olive, attaccate alla base che, nell’erezione, si disponevano sui lati del cazzo, facendo quasi sparire la sacca.
Ci vedemmo qualche sera dopo con Caterina per una pizza a casa nostra e fu una serata piacevole, passata a raccontarci cose di noi, a guardare nostre foto, soprattutto di Caterina, a parlare di esperienze, desideri, gusti sessuali. Anche a lei risultò simpatico per l’aspetto, la semplicità e l’intraprendenza, così concordammo una seconda serata insieme di lì a poco.
Avevo pensato a qualche foto “osè” dopo cena per rompere il ghiaccio e creare una situazione favorevole, ma non avevo fatto i conti con l’intraprendenza di Mario e l’imprevedibilità di Caterina, che per l’occasione si era preparata indossando uno dei suoi vestiti più sexy. Appena entrato in casa Mario, dopo aver scambiato una mia cordiale stretta di mano, invece che fare altrettanto con Caterina, l’attirò a sè e la baciò passionalmente.
Restai un attimo allibito vedendola ricambiare con sensualità, poi mi accostai a loro, accarezzandola con affetto ed eccitazione, esprimendo gioia e consenso. Ci scordammo della cena e passammo subito in camera da letto, nudi in pochi secondi. E così fu per altri tre incontri nei successivi due mesi. Non ho mai visto Caterina così scatenata, appassionata, calda e disponibile, nemmeno nelle riprese con Dante.
Aveva lasciato ogni inibizione e si lasciava andare in ogni gioco, scopava in tutte le posizioni dedicandosi a tutti e due i cazzi contemporaneamente, ne ricercava delle nuove, mai praticate con me, si è fatta ripetutamente inculare, lo voleva nella figa e nel culo contemporaneamente, succhiava e si faceva leccare per ore. Poi le sue rigidità morali e di carattere ripresero il sopravvento e, dicendo che la facevo sentire una puttana, che la usavo, non ne volle più sapere.
Con Mario ci tenemmo in contatto telefonicamente e lo incontrammo dopo qualche mese, ma la mia speranza di riprendere i rapporti erotici venne vanificata dagli atteggiamenti di Caterina e finì con una litigata fra me e lei, con il povero amico che non sapeva cosa fare.
Mario fu trasferito a Livorno e continuammo a tenerci in contatto, ma ormai era una comunicazione ridotta a due, io e lui. Rientrò nell’autunno del 2003 e ci telefonò subito. Rimasi sorpreso che Caterina accettasse un invito per un caffè a Alassio; lo associai alla mia disponibilità per Dante e alla probabilità di aver sbloccato la situazione e i nostri rapporti sessuali. La serata fu abbastanza piacevole, senza litigi, ma anche senza approcci; un secondo invito, da me caldeggiato, venne però rifiutato perentoriamente da Caterina.
Intanto io e Mario riprendemmo a vederci nella mansarda che avevo affittato e ripensando ai rapporti avuti, parlando di Caterina, ideando e sognando situazioni coinvolgenti, ci masturbavamo a vicenda, leccandoci anche, come negli incontri con lei.
A gennaio mi folgorò un’idea che raccontai subito a Mario e ci mettemmo immediatamente ad organizzarla: il Carnevale era vicino e lui poteva provare a presentarsi a Caterina da solo, una sera in cui ero assente, per chiederle aiuto per un costume per una festa e cercare di approfittare della situazione; ero convinto,in parte a ragione, che Caterina aveva sviluppato un rifiuto sessuale verso di me, ma non completamente verso la sessualità che le rappresentavo.
Organizzammo tutto nei minimi particolari. Mario benchè intraprendente, era un perfetto esecutore; così una sera dissi a Caterina che avevo un impegno a Genova e che sarei tornato con il treno di mezzanotte; mi rifugiai invece nella mansarda, attendendo Mario e gli esiti dell’idea. Mario doveva presentarsi da lei verso le 20,30 e tornò da me alle 22 passate: qualcosa era successo ed emozionatissimo mi feci raccontare tutto nei particolari, mentre nudi gli accarezzavo il cazzo che era già tornato duro.
Puntuale aveva suonato a Caterina chiedendo di salire perchè aveva bisogno di un favore, ma che se disturbava avrebbe fatto da solo: avevamo cercato le parole e l’atteggiamento per superare le ritrosie iniziali e così fu. Caterina obiettò che era sola, ma lui la convinse e la interessò dicendole che le avrebbe rubato cinque minuti per un costume di Carnevale e lei lo fece salire. Il vestito da me ideato doveva rappresentare un fiore con una farfalla: i petali bianchi di carta crespa in testa, che avevamo già preparato, un mantello verde sulle spalle, che Mario chiese di cucirgli, e disegnata sulla pancia nuda una farfalla che arrivasse fin sotto il costume da bagno, unico altro indumento. Mi raccontò che dopo i primi approcci, dall’apparente distacco iniziale era passata ad un interessamento particolare per il costume e lui le propose allora di disegnargli la farfalla e lei accettò con un fare provocatorio. Mario, mentre lei cuciva il mantello, si spogliò e rimase in costume ed iniziò a farle complimenti che venivano ricambiati con sguardi e giochi di parole maliziosi. Provato il mantello, Caterina si piazzò davanti a Mario che le porse i colori digitali per disegnargli la farfalla:lei con un po’ di imbarazzo ed emozione iniziò a passare le dita con il colore sulla sua pancia; dopo alcuni tocchi timorosi, la sua azione si fece sempre più sensuale, anche per le provocazioni di Mario, con le parole e con il cazzo che nel frattempo gli era diventato duro, evidente sotto il costume.
Aggiunse che capì che lei era disponibile quando il cazzo gli fuoriuscì dal costume e Caterina sorridendo maliziosamente con la mano, stringendolo leggermente e accarezzandolo, lo rimise dentro: con una rapida mossa Mario abbassò ancora il costume, facendo uscire nuovamente il cazzo duro e grosso e dicendo: “Ci vuole la bocca per rimetterlo dentro”.
Questa volta Caterina non lo coprì: abbandonò la farfalla e iniziò a succhiarglielo, prima lentamente con la lingua e le labbra, poi sempre più passionalmente con tutta la bocca, ingoiandolo più che poteva; mentre lei lo spompinava, lui le accarezzava la testa e le abbassava la vestaglietta da casa: sotto aveva solo le mutandine. La fece alzare e la baciò prolungatamente, tenendola stretta a sè e infilando una mano sotto gli slip, accarezzando figa e culo; lei si fece abbassare le mutandine e si fece toccare bene, ma quando tentò di penetrarla appoggiandosi al tavolo, Caterina si rifiutò decisa, si chinò di nuovo verso il suo cazzo e lui la lasciò fare: continuò a leccarlo e succhiarlo finchè non le arrivò in bocca. Mario mi raccontò che ricambiò il pompino con una leccata alla figa tutta bagnata di Caterina, appoggiata al tavolo, infilandole le dita dentro e nel culo.
L’eccitazione era tale dal racconto fattomi e dal coinvolgimento della situazione che quella sera con Mario ebbi il mio primo rapporto bisessuale passivo: un piacere che superò il dolore.
Tornai a casa verso mezzanotte e mezzo con speranze che naufragarono rapidamente: del passaggio di Mario non v’era traccia e Caterina era a letto che dormiva. Non mi disse mai nulla di quell’esperienza.
Mario ritentò un invito concordato con me, ma venne rifiutato categoricamente da Caterina. A fine 2005 venne trasferito definitivamente a Taranto e non lo sentii nè vidi più.

 

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