Gerda Wegener, l’uomo che amava Saffo

Mentre nella Germania devastata dalla follia e dalla guerra Lili Marlene nei panni di Marlene Dietrich faceva conoscere un erotismo sconosciuto, un’ altra Lili, Lili Elbe, un’artista danese tentando senza fortuna la prima operazione per cambiare sesso, per amore della pittrice Gerda Wegener, indicava al mondo l’itinerario di una passione doppiamente diversa: si trattava di un amore disperato perché Lili Elbe era nata maschio ma si sentiva donna e – come George Sand l’amante di Chopin amava indossare abiti maschili – così Lili nella Parigi della Belle Époque circolava in abiti femminili. 

Aveva appena 20 anni quando incontrò la diciannovenne pittrice Gerda Wegener (1889 – 1940).
Fu subito amore, un amore travolgente, passionale fatto di sottile erotismo dalle innumerevoli sfumature ma anche di disperato ardore.
La loro storia – quella di una donna che ama un uomo che diventa donna – ha dato luogo nel 2000 a un romanzo “La Danese” di David Ebershoff e quest’anno Nicole Kidman sarà l’interprete dell’omonimo film. Romanzo e film a testimoniare l’attualità di vicende che travalicano le leggi biologiche che tante volte risultano essere così poco leggi e di sentimenti che ancora di quelle leggi se ne infischiano.

Gerda Wegener sopratutto negli anni ’20 produce tanti acquerelli. Alcuni come illustrazioni delle “Aventure d’Amour à Venise” di Casanova, pubblicate a Parigi nel 1927 ed infine in una serie di spettacolari acquarelli erotici dal titolo “Les Delassements d’Eros” (Trastulli d’amore).
Soprattutto dai “Les Delassements d’Eros” emerge il particolarissimo, sottile, audace, immaginario erotico che legava la pittrice lesbica a Lili, l’amante travestito.

 

Emblematica una particolare versione tutta loro di Leda e il Cigno con la provocante impudicizia della fanciulla la quale esibisce la propria acerba femminilità sotto gli occhi del cigno tranquillo in mezzo allo stagno.
La spudorata fanciulla si diverte inconsapevole che nell’animale sta in agguato Giove, il re degli Dei, pronto a farla sua o forse lo sa benissimo perché di sicuro niente e nessuno, nemmeno il re degli Dei, è più potente, più astuto di una fanciulla quando sembra ingenua.

L’interpretazione dell’amore è sempre squisitamente femminile, è un punto di vista femminile, è una visione di donne, anzi è un discorso tra due donne dove persino il satiro nella morbidezza di un seno trova il complemento ideale alla sua priapesca natura per contribuire al piacere di donne, al rituale erotico al femminile come escono dalla fantasia erotica, come mostrano i disegni della strana coppia.
Su quei morbidi sofà le impudiche amanti osservano con divertita eccitazione disegni erotici quasi degli autoritratti.
Qua e là infatti tracce di libri “galeotti “ sfogliati con avida curiosità tra quelle coltri dove tutto può succedere. C’è sempre chi domina perchè l’amante può essere anche ammanettato, i piaceri potranno essere anche dolorosi ma saranno pur sempre reciproci.

Il massimo piacere è quello tipico dell‘amore lesbico, è quello di un dare e ricevere reciproco piacere. Come amare il proprio doppio, amare la propria immagine riflessa davanti a noi, come amare se stessi.
Perfetti incroci delle più audaci passioni. Desideri di sbirciare e di essere sbirciati, di contemplare e di essere contemplati, di … autocontemplarsi, di venerare e di essere venerati.
Fascini indiscreti, profumi inebrianti di sessi impudicamente scrutati, carezzati, quando un travestito sogna di amare Saffo l’attrazione diventa fatale, l’erotismo diventa autoerotismo e tutto il resto rischia di apparire irrilevante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gerda Wegener

 

 

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