IL DISTACCO

E’ da tempo ormai che mi sono avvicinata al mondo del bdsm e da
allora,probabilmente,mai come adesso lo sento così lontano.Per
allontanarmi dalla persona che mi ha fatto scoprire un approccio
al bdsm ben diverso da quello superficiale che avevo,c’e’
voluto un duro lavoro mentale,un grosso sforzo di elaborazione
che,alla fine,comunque,ha dato i suoi frutti.Non e’ stato facile ma ci sono riuscita ed i rapporti con la
persona in questione ,pur fuggevoli,sono distesi e cordiali
anche se non improntati ad un dialogo profondo.
Cosa che in verita’ mi manca,ma va bene anche
così.Piu’ spontaneo,meno frutto di una elaborazione mentale,
di una imposizione di una forma di volonta’,e’ stato il distacco dal
bdsm in generale.Non e’ stato un distacco cercato,ne’ tantomeno
voluto,ma c’e’ stato.So che non sara’ sempre così ma,attualmente,
non lo voglio e non lo cerco.
Cio’ mi fa pensare che ,almeno per quel che mi riguarda,
l’essere slave non sia una categoria dello spirito,
una caratterizzazione della propria identita’,
bensì ,come ho gia’ avuto modo di scrivere,un fatto relativo e
relazionale.Ed infatti,la persona con la quale mi relaziono adesso
(buffo modo per dire:”l’uomo con cui esco adesso”),non suscita
in me alcun bisogno di vivere un rapporto di appartenenza,
di abbandono…insomma,un rapporto bdsm nell’accezione piu’
completa e profonda.So che questo mio modo di sentirmi
slave,di intendere il bdsm ,fara’ inorridire i puristi del genere,
a volte,a mio parere,troppo inquadrati in rigide
categorie.In ogni caso,se e quando il bdsm rientrera’ nella mia
vita,lo fara’ e verra’ da me vissuto,mi auspico,nel modo
piu’ spontaneo e naturale possibile.Spero,infatti,in un eventuale
futuro,di vivere il bdsm nella maniera piu’ vera.
Lo dico perche’ ho notato,nel bdsm,una grossa componente
teatrale,un certo recitare delle parti,indossare delle maschere
che spesso ha come esito lo sfociare nel grottesco.Probabilmente
una certa componente teatrale e’ connaturata col bdsm e
per questo imprescindibile;puo’ essere presente in maniera piu’
o meno marcata,ma mai,temo,assente del tutto.
Cio’ conduce inevitabilmente ad un limite:
in un certo qual modo i rapporti fra persone che condividono
una esperienza bdsm risultano sfalsati,con una inevitabile dicotomia
fra i rapporti quali sono nella vita “reale” (dove reale sta per
quotidiana)ed i rapporti quali sono nell’ambito del bdsm.Poche,
temo,sono le coppie dove non si avverte questa dicotomia,
Per carita’!nulla di male per chi vive il bdsm a colpi di teatro,ma
se questo dovesse ,in futuro,riaffacciarsi nella mia vita,mi auguro,
per indole ed inclinazione personale,che da tali
colpi di teatro ne sia il piu’ scevro possibile.Un esempio pratico:
avere una persona da sentire come padrone ma non chiamare
mai padrone.

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