Pioggia dorata al tempo della Belle Epoque

Ecco una rarissima foto d’inizio secolo. Purtroppo la foto originale nelle mie mani – e che ho scannerizzato al meglio – è di dimensioni minuscole e di non perfetta nitidezza. La comperai a Parigi anni fa su una bancarella per una decina di franchi (l’euro non era ancora comparso).
Preferisco mostrarvi l’immagine così com’è nella sua assoluta genuinità senza nessun intervento correttivo specie perché, se le foto di sapore SM sono frequentissime anche nella belle epoque, le scene di pissing risultano invece assai rare ed ancora più rari sono i documenti di Toilet Slave.
Dunque ci sono foto di donne a gambe divaricate che orinano sull’amante o sul suo pene ma mai direttamente nella sua bocca. Ciò infatti era considerato pratica particolarmente indecente (al limite del ripugnante) – e quindi censurabile.
Tutto questo determina l’aspetto più interessante di questa eccezionale immagine: il fotografo per realizzarla, dati i tempi, ha dovuto infatti usare tutto il suo consumato mestiere dal momento che non poteva “sbattere in faccia” al pubblico di allora una scena nuda e cruda di lesbian-pissing, per usare una definizione attualmente corrente. Cent’anni fa’ certe cose non venivano non dico mostrate ma nemmeno nominate e per definirle si usava il latino, (come fece Krafft-Ebing nel suo trattato di psico-patologia sessuale) oppure si usava una metafora, un simbolo, una circonlocuzione (giro di parole).
In questo modo è costretto a fare pure il nostro fotografo, il quale per ritrarre una azione di pissing ricorre ad una “perifrasi” cioè mette in scena una metafora, esattamente la stessa metafora che si usa anche oggi quando con idolatrica enfasi si chiama “champagne” la pipì della Dea.
E come si poteva rappresentare questa metafora? Il fotografo ricorre ad un’immagine evocativa in grado cioè di alludere alle cose senza mostrarle direttamente: infatti – come si vede – in luogo di fare realmente pipì, la Padrona con in mano una bottiglia versa dello champagne nella bocca dell’inferiore destinata all’ umile ruolo di toilette umana. L’abile effetto ottico è studiato in modo tale che lo champagne sembra uscire proprio, come la pipì, dal sesso della Signora la quale guarda dall’alto in basso la sua serva con l’aria distaccata, vagamente incuriosita, quasi divertita.
Ecco qui chiaramente visualizzata attraverso l’immagine la celeberrima metafora dello champagne, non solo, ma le figure simboliche ce ne spiegano anche l’ implicita allusione.
Infatti la foto sembra suggerirci che la pipì è lo stesso champagne che la Signora è abituata a bere e con cui disseta, nella sua superiore divinità, anche i propri servi facendone delle personali toilette viventi.
Questo linguaggio simbolico delle immagini allusive così carico di suggestioni si rivela utilissimo non solo per stimolare l’immaginazione ma anche per adombrare un altro suggerimento di tipo squisitamente tecnico e banale ossia che il Dominante che si accinge a fare del pissing deve bere moltissimo.
Prima di tutto per depurarsi come si conviene a una creatura realmente Divina e poi perchè il bere molto è indispensabile anche per ottenere quel sottilissimo ma intenso brivido di piacere che provoca la pipì quando esce dal sesso padronale accarezzato dall’umile bocca servile.
Questo è possibile solo se prima si beve moltissimo ed in tal modo si può continuare a fluire anche quando il sesso viene a contatto con la bocca della persona sottomessa. Altrimenti, al primo contatto, il flusso si interrompe e se si vuol continuare a fare pipì fino in fondo bisogna rinunciare al piacevole contatto. Per avere tutte e due le cose bere tanto è assolutamente necessario.
Guardare dall’alto con un distaccato compiacimento l’inferiore che cerca affannosamente di deglutire dà un enorme senso di potere.
Eppure, se la guardiamo bene, l’arrogante signora non sembra affatto il tipo da rinunciare al piacere che poterebbe darle il contatto diretto con le labbra della schiava: ciò traspare da un’altra sottile insinuazione del nostro abile ed ignoto fotografo che sembra chiaramente alludere ad un’altra pratica che – come il pissing – non si vede in atto, ma si intuisce chiaramente: vale a dire la pratica del facesitting con il viso della serva destinato ad essere usato come sedile, cuscino, bidet.
La schiava infatti sta sotto la Signora col volto riverso in su a pochi centimetri dal divino sesso padronale. Alla Dea basterebbe abbassarsi un poco per fare della faccia della inferiore il proprio sedile e così, col sesso premuto sulla bocca servile, potrebbe avere nel contempo un sedile, un cuscino ed insieme un bidet, un water vivente. Certo se la dea usasse quel volto proteso verso l’alto per sedersi, la serva oltre a soffocare farebbe un fatica disumana a sorreggere la Dominatrice comodamente seduta sulla sua faccia, ma ciò assicurerebbe alla Signora un prolungato piacere, divertimento ed infine un orgasmo celestiale.
Finisco con un’ultima considerazioni poi mi faccio da parte e lascio che ciascuno spinga la propria fantasia dove porta il gusto personale. Dato che è facile che oggi, a distanza di tantissimi decenni, sfugga il simbolismo legato all’abbigliamento bisogna notare come la sottoposta esibisca una figura nel suo insieme postribolare, (la stessa bottiglia di spumante fa pensare a un casa di piacere), mentre la superiore con un vezzoso cappellino in testa, l’acconciatura sobria, la posa elegante del suo fisico asciutto e quei gambaletti non certo “professionali” ha l’aria di una vezzosa signorina molto per bene. Molto, molto.

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