Eva o claudine? Di claudine – RACCONTI dei LETTORI

Mattina presto. La casa è silenziosa. Eva apre gli occhi sulla stanza buia … oggi deve incontrarlo. Suo marito, di fianco a lei, ha il respiro regolare di chi dorme profondamente. Eva va in bagno, apre l’acqua della vasca, versa i sali profumati e aspetta… il vapore invade la stanza, la riscalda. Lei comincia a spogliarsi, il corpo, non più giovanissimo, è ancora in buona forma. Le gambe, con delle belle cosce sode, terminano in un sedere tondo e pieno. La pancia, appena accennata, ha al centro un ombelico perfetto; ma ciò che piace di più al suo uomo è il seno: grande, morbido, gustoso…
La donna si immerge nell’acqua calda e comincia a strofinare la pelle. Sa che Lui è molto esigente e vuole un corpo perfettamente pulito e profumato. Dopo aver accuratamente deterso ogni centimetro di pelle si lascia avvolgere dal morbido accappatoio che hanno comperato insieme durante quel breve viaggio a Torino. Poi è la volta della lozione, quella che Lui adora. Dopo aver spalmato con cura la crema profumata è la volta dell’intimo, scelto con cura, le calze di seta ed infine i soliti, banali ed anonimi abiti che vorrebbero coprire la sensualità che sprigiona dal suo corpo… Un trucco leggero completa l’opera. Se qualcuno la incontrasse ora vedrebbe solo Eva, senza immaginare quanto, sotto quei vestiti, si nasconda claudine…
Infila il cappotto, saluta frettolosamente l’uomo che ha sposato ed esce. L’aria fredda del mattino le provoca un brivido. Sale in macchina… il motore freddo fatica ad avviarsi…il panico la prende: se non arriva in orario sarà punita… Finalmente la macchina parte e lei si dirige a tutta velocità verso la stazione.
Eva parcheggia, prende i due pacchetti che aveva nascosto nel bagagliaio la sera prima, sale rapidamente le scale e giunge appena in tempo per salire sul treno che la porterà da Lui… Il vagone è poco affollato, per fortuna. Lei osserva i volti assonnati delle persone che iniziano una nuova giornata uguale a ieri… uguale a domani. Ascolta distrattamente le solite chiacchiere inutili, poi sceglie un posto isolato; non ha voglia di parlare, ma solo di pensare a Lui…
Chi ci sarà ad aspettarla in quel letto d’albergo? Il dolce Fabio, così innamorato, delicato, gentile e premuroso, pronto a coccolarla, o il crudele Lothar, sempre intransigente, violento e severo? Eva non sa cosa sperare. Le piacciono entrambi. Le piace Fabio, che la accarezza dolcemente e inventa mille giochi per appagare l’anima e il corpo della sua donna. Lui è così rispettoso di ciò che lei desidera da sembrare quasi irreale. Ma è Lothar che le procura le sensazioni più forti; Lui con la sua forza, a volte crudele, ma sempre giusto, Lui che pensa all’educazione della sua piccola schiava. E’ da qualche mese che non si vede, si è preso una piccola vacanza ed Eva è diventata più capricciosa e ribelle.
Con la mente piena di questi pensieri non si è quasi accorta di essere arrivata. Raccoglie le sue cose e si avvia a passo spedito verso l’albergo che Lui ha scelto. Lascia il documento in portineria e aspetta impaziente un lentissimo ascensore… terzo piano, stanza 330. La camera si trova alla fine di un lungo corridoio, un po’ isolata dalle altre, perfetta per un incontro d’amore… o di dolore. La porta è socchiusa e non fa rumore quando lei la spinge. La stanza è rischiarata dalla calda luce di alcune candele sparse qua e là. In un angolo un bastoncino di incenso diffonde nell’aria un sensuale profumo.
Lui è nel letto, dorme o finge di dormire… Eva appoggia la borsa e i regali sulla poltroncina, appende il cappotto nell’armadio (sia Fabio che Lothar odiano il disordine) e si avvicina a quel corpo che ama tanto. Si siede sul letto e fa per accarezzarlo quando, improvvisamente, si accorge di aver dimenticato la colazione che Lui le aveva chiesto. E’ tardi per tornare indietro. Sperando di svegliare Fabio infila la mano ad accarezzarGli il petto.
Lui apre gli occhi e
“Hai le mani gelate, puttana!” dice Lothar.
Lei si inginocchia e chiede scusa, ma lo schiaffo le arriva con violenza sul viso. Lui si alza, accende la luce e osserva dall’alto in basso la sua schiava, quasi raggomitolata sul pavimento. L’abbigliamento anonimo lo inferocisce.
“Ti sembra il modo di presentarti a Me? Spogliati!!”.
Lei toglie i pantaloni e la maglietta, resta in reggiseno, slip ed autoreggenti.
”Ora va meglio, cagnetta… dov’è la mia colazione?”.
Tremando spaventata lei cerca di giustificarsi , provocando l’ira di Lui, che le rifila un’altra sberla. “Sono di buonumore” dice “e non ti costringerò a tornare fuori. Scendi nella sala colazione, claudine, qui in albergo e prendimi da mangiare e bere”.
“Si, Signore” balbetta la donna e fa per rivestirsi… “Che fai, troia? Devi scendere così, tutti devono vedere che cagna sei…”.
Lei cerca di impietosirlo ma ottiene soltanto un calcio sul sedere.
A testa bassa esce dalla stanza e si avvia verso l’ascensore. Sente l’umiliazione della sua nudità . Raggiunto il piano scivola fuori verso la stanza dove servono la colazione. Le sue speranze di trovarla deserta sono deluse. Fa un profondo respiro e si avvia verso il tavolo. Sente molti sguardi su di se: quelli eccitati degli uomini, quelli cattivi e sarcastici delle donne. Prende un piatto e lo riempie alla rinfusa, prepara velocemente un thè e senza alzare gli occhi, quasi fugge verso la camera.
Quando bussa ha il cuore in gola e le gambe molli, ma Lothar si diverte a lasciarla sul corridoio ancora per un po’. Poi apre… Indossa una specie di saio nero. Senza una parola fa entrare la donna. Le candele sono ancora accese. “Mi hai fatto aspettare troppo, piccola cagna, sai cosa ti aspetta…”. Il letto, in ferro battuto, ha le testiere a sbarre. Con un cenno Lui la fa distendere a faccia in giù. Le prende le mani e fissa i polsi al letto, e fa lo stesso con le caviglie. Lei è ad X e consapevole di ciò che l’aspetta. Lui le posa i dolci e la tazza del thé sulla schiena. Lei ha un tremito e un po’ di liquido bollente le cade sulla pelle. Non riesce a trattenere un grido di dolore, un grido che procura a Lui un brivido di piacere. Consuma con calma la Sua colazione sulla schiena della sua serva.
“E ora” dice quando ha finito “avrai ciò che meriti. Ho dovuto aspettare 10 minuti di troppo; equivalgono a 10 frustate. Voglio il più assoluto silenzio quando arriva il colpo ed un tuo ‘grazie’ subito dopo.”
La prima staffilata arriva sul sedere, forte e decisa. claudine si morde il labbro per non urlare e poi mormora il suo ringraziamento. La seconda colpisce la schiena, la terza le spalle. Lei vorrebbe più tempo tra un colpo e l’altro, per prendere fiato, ma non osa proferire parola oltre al ‘grazie’ che le è stato richiesto. Il quarto e il quinto colpo sono per le cosce, poi di nuovo il sedere e la schiena. L’ottavo colpo sulle spalle già arrossate. Lei non riesce a trattenere un grido. Lui la prende per i capelli e le tira indietro la testa. Due sberle ben assestate la ricordano che non doveva fiatare. I polsi e le caviglie vengono sciolti, il corpo girato e di nuovo le mani e i piedi fissati con delle strette corde…
“Ora vedrai la frusta mentre ti colpisce, cagnetta, ma prima dovrai baciarla.”
Gli ultimi due colpi, uno sulla coscia destra e uno sulla sinistra, sono molto violenti e le lasciano dei segni bluastri sulla pelle…
“Ora dimmi, serva, cosa dovrei farti per il grido che non hai trattenuto?”.
“Ma… Signore… non sono sufficienti le sberle?”.
“Certo che no…” dice Lui.
Resta un attimo soprappensiero e
“Ho trovato!” esclama guardandosi intorno. Prende una delle candele… “Voglio il mio marchio su di te!” dice…
Appoggia la candela sul cuscino, vicino al volto terrorizzato di claudine, prende un bavaglio dal comodino, le mette un fazzoletto tra i denti e poi la imbavaglia. Si mette a cavalcioni su di lei e con la cera scrive LOTHAR sulla sua pancia. Il dolore è lancinante, lei si contrae e prova a liberarsi ma i lacci sono ben stretti e l’unico risultato che ottiene è quello di ferirsi i polsi.
“Ecco, troia, ora sei perfetta… aspetta un attimo” prende una fotocamera e immortala il suo capolavoro: una femmina legata a X, con dei segni blu sulle cosce e una scritta di cera sulla pancia.
La vista sembra appagarlo, getta un ultimo sguardo su di lei e se va in bagno.
Dopo un tempo che sembra interminabile Fabio esce dal bagno e vede la povera Eva in quelle condizioni. La libera e toglie la cera ormai indurita dalla pelle martoriata. Il segno della bruciatura si vede nettamente. Lui prende una lozione e comincia a strofinarle il corpo, con pazienza e dolcezza. Le sue mani sono un balsamo per il corpo di lei, che si addormenta. Sa che quando si sveglierà lo troverà al suo fianco, pronto ad amarla, con passione e amore.
Eva sa che sarà consolata prima e appagata dopo. Fabio è un amante attento e saprà soddisfarla… ma un attimo prima di chiudere gli occhi il pensiero di lei va a quando, un giorno, il suo adorato aguzzino tornerà a trovarla e la farà vibrare ancora di dolore e di piacere.
(continua)

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