Torture e sesso nella Villa del Padrone – RACCONTI bdsm dei Lettori

Torture e sesso nella Villa del Padrone by Sonia
Nella villa del padrone, a sua disposizione. Tre schiave pronte a tutto, pronte a subire qualsiasi cosa. Io, spaventata e affascinata da questo mondo così violento e così vero e per me tutto da scoprire.
Carla, da sempre schiava e cagna di master Giancarlo.
Ludmilla, una polacca disposta a farsi frustare e umiliare pur di guadagnare qualcosa. Ma un fondo di masochismo ce l’ha pure lei, altrimenti solo per soldi è impossibile sopportare certe cose e … anche godere come ho visto fare a lei.
Siamo state tre giorni a disposizione di Giancarlo, che mi ha fatto tenere infilato il doppio vibratore per un sacco di tempo, mentre si è sfogato con il culo di Carla e frustando Ludmilla.
Sono stata molto tempo con Carla mentre Ludmilla è rimasta legata nella sala delle torture. La sentivamo urlare e gemere e con questa musica nelle orecchie, Carla mi ha coccolata e mi ha fatto venire almeno due volte con la sua bocca e le sue mani.
Eravamo entrambe legate con una lunga catena che non ci permetteva di uscire dalla stanza, altrimenti sarei scesa di sotto per andare a vedere cosa succedeva, come Giancarlo stesse torturando Ludmilla. Forse dopo sarebbe toccato a me e la curiosità mista ad ansia e anche ad eccitazione era alla stelle. Sicuramente Giancarlo aveva fatto tutto questo appositamente, lasciare le porte aperte, fare urlare Ludmilla perché noi sentissimo senza però vedere e sapere.
Era ormai notte e dopo che le urla di Ludmilla sono cessate del tutto, io e Carla ci siamo addormentate sul grande letto che ci ospitava.
La mattina al risveglio abbiamo trovato sul comodino un biglietto che ci diceva di andare in bagno, metterci in ginocchio ed aspettare. Anche una chiave per liberarci dalla catena. Abbiamo fatto come era scritto. Ludmilla era già lì, sorridente e ci siamo abbracciate. Eravamo tutte e tre nude. Ho guardato bene il suo corpo sul quale si notavano solo deboli racce di segni di frusta. Questi segni le coprivano il corpo dalle spalle fino ai polpacci sia dietro che davanti. Sui fianchi sotto il seno, anche lui striato di colpi, c’erano dei segni più evidenti di un rosso molto cupo. Volevo chiederle se aveva sofferto molto ma abbiamo sentito i passi di Giancarlo avvicinarsi e allora ci siamo messe in ginocchio come era stato scritto sul biglietto.
Lui ha pisciato in gola a tutte e tre alternando e distribuendo in modo uguale il suo zampillo. Per me era la prima volta e per poco non mi soffocavo. Per fortuna non ha preteso che bevessimo perché io non ce l’avrei fatta. Ho visto che Carla che era vicino a me ha però ha bevuto un po’.
Poi se n’è andato dicendoci di prepararci e di scendere per mezzogiorno nel salone.
E’ iniziato un pomeriggio veramente pesante, perché è arrivato Ahmed, l’arabo. Un tipo magrissimo, molto elegante, socio in affari di Giancarlo e molto esigente con le donne. Quando Carla ha saputo che veniva, ha fatto un lungo sospiro.
Poi ho capito perché: lui viene apposta per il suo culo, e quando l’ho visto spogliarsi sono rimasta sbalordita: un cazzo enorme, lungo e largo. Eravamo tutte e tre in piedi, nude, a disposizione. L’arabo si è incuriosito per me, che ero la novità.
Hanno parlato in inglese tra loro, poi Giancarlo mi ha fatta mettere a pecora, hanno iniziato a tastarmi l’ano, avevo il terrore che provasse a incularmi e invece (per fortuna) dopo qualche secondo l’ho sentito che mi entrava nella fica.
Mi ha letteralmente impalata, era qualcosa di incredibile, mi stava slabbrando tutta. Si è tolto subito, però. Affianco a me, sempre a pecora e con le ginocchia sopra un ampio e basso cuscino damascato, si era messa infatti Carla.
Il padrone le aveva legato le mani ad un anello che era infisso al muro e aveva detto a Ludmilla di lubrificarla e dilatarla con le dita. Ludmilla ha preso il cazzo dell’arabo e dopo un lungo massaggio con un unguento, l’ha guidato verso l’ano.
Io intanto spompinavo Giancarlo e massaggiavo la fica di Carla, ma con la coda dell’occhio guardavo lo spettacolo di quella sodomizzazione atroce. Vedevo il buco di Carla deformarsi, vedevo quel palo di carne che entrava mentre lei urlava di dolore e stringeva le mani a pugno. Lui se ne fregava e spingeva, ma nonostante la sua violenza entrava molto a fatica, per quanto Carla sia già tanto aperta.
Ci ha messo un sacco di tempo ma lo ha fatto entrare tutto, tutto! Io cercavo di accarezzarla, le asciugavo le lacrime, aveva il fiatone, non sapevo che fare. Poi lui ha iniziato a farlo scorrere, sbattendo sempre più forte, senza scrupoli. Carla però si è calmata e le sue urla si sono trasformate in un gemito sommesso come se il piacere la stesse prendendo.
Giancarlo si è sfilato dalla mia bocca e mi ha preso per i capelli mettendomi a 4 zampe accanto a Carla. Poi ha iniziato a frustarmi sulla schiena. Era il mio battesimo sotto la frusta e forse per questo ha tenuto la mano leggera. Almeno all’inizio. Poi mi ha frustata più forte e di tanto in tanto colpiva anche la schiena di Carla.
Non ho urlato nemmeno sotto i colpi più forti, gli ultimi. Volevo resistere in silenzio, sopportare tutto e mostrarmi brava e degna di partecipare alle sue feste.
Ad un certo punto l’arabo mi ha afferrato la testa e me l’ha spinta sopra alla schiena di Carla. Ha tirato fuori il cazzo e me lo ha messo in bocca, ma per quanto posso aver spalancato mi è entrata solo la cappella. Lui urlava, mi diceva di succhiare, mi sono aiutata con le mani, dopo un po’ ha iniziato a sborrare e non finiva più, ho ingoiato qualcosa ma molto è colato tra le natiche di Carla, che intanto veniva scopata in bocca da Giancarlo che aveva smesso di frustarci.
Subito dopo io e Ludmilla abbiamo leccato e pulito l’arabo, poi la polacca ha leccato la faccia imbrattata di Carla e io mi sono messa a leccarle lo sperma finito nel culo. Era impressionante per quanto era dilatato. Quello è stato un momento molto difficile, mi sono sentita molto vicina alla mia amica, dopo l’ho coccolata per tutto il tempo, mentre quei due si sono presi Ludmilla e l’hanno portata nella solita stanza delle torture.
Un po’ l’ho invidiata, avrei voluto esserci io alle prese con quei due uomini così crudeli. Mi sono chiesta se avrei resistito e se poi mi sarei messa a supplicare di smettere. E loro avrebbero smesso oppure se ne sarebbero fregati delle mie suppliche?
Con questi pensieri ho iniziato ad accarezzare Carla e baciarla sulla bocca. Aveva bisogno di molto conforto e io penso di averglielo dato.
Una villa che resterà per sempre nei miei ricordi, e che mi regalerà ancora tante altre emozioni forti.

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