SADOMASO AL . . . SUPERMERCATO

Mi piace molto ricevere “ordini” a distanza.
Mi piace leggerli e rileggerli, con paura, eccitazione, incredulità.
Penso a come realizzarli, a quando, aspetto con ansia il momento.
L’eccitazione mi fa venire voglia di “stropicciarmi”, e spesso già mi tocco mentre leggo.
Il gioco sadomaso fa parte, da tempo, della mia vita
” Voglio che vai al supermercato come fanno tutte le casalinghe. Devi indosassare la gonna senza slip, e al parcheggio metterti 2 mollette alle grandi labbra. Devono stringere, voglio che ti facciano male…”
Questo e molto altro diceva la mail.
Non posso farlo, questa la prima cosa che ho pensato. Presa da mille paure ” E se si vedono? Se mi cadono? Se qualcuno capisce che sono senza mutande?”
Ma lo voglio fare. Sì. Sorrido fra me all’idea.
Sono andata al supermercato per breve spesa. Ho messo una gonna nera abbastanza lunga, una

ELOGIO AI PIEDI

DA uno spettacolo di Erri de Luca e Gianmaria Testa
Perché sono lontani dalla testa.
Perché conoscono il suolo, le spine, i serpenti, l’aspro e lo sdrucciolo.
Perché sono tutto l’equilibrio. Perché sono la superficie che spetta quando si sta in una folla e si sopporta un gomito altrui in una costola, un braccio sotto il naso, una cartella nell’addome, ma non si permette di calpestarceli.
Perché sono il minimo ed inviolabile confine. Perché reggono l’intero peso. Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi. Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali. Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica. Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio. Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo. Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi. Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio. Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.
dafne.

POVERA PATRIA

15.04.2008.
” RESISTERE, RESISTERE, RESISTERE!”.
Povera Patria
( franco battiato).
Povera patria!
Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos’è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili BUFFONI!
Questo paese è devastato dal dolore…
ma non vi danno un po’ di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po’ da vivere…
La primavera intanto tarda ad arrivare.
Dafne.

MI FIDO DI TE, SEMPRE.

Non so spiegare come a volte mi vengano in mente certi pensieri.
Non sono voluti, non sono ragionati, arrivano così, all’improvviso, chissà
come, chissà da dove.
Mi lasciano perplessa, o allegramente stupita o altro ancora.
Sono legata in posizione ginecologica, le mani legate e sollevate oltre la
testa.
Mi stai torturando i genitali – mi sembra incredibile vedere come adesso
sopporto “bene” questa tortura, sentire quanto la desidero – e per la
precisione ora mi stai frustando la figa.
L’ho desiderato tanto, mi sono eccitata al pensiero, l’ho fantasticato nelle
mie fantasie masturbatorie.
Ma ho sempre paura.
Quando sono legata e pronta ho sempre paura di quella frusta “piccola”, con le
lacinie di cuoio cattive, corte e dure.

HAPPY DAY

Una calura soffocante, il sole abbaglia, veloce salgo gli scalini, entro, sono ancora in tempo.
Il fresco della chiesa ristora. E la penombra dona pace agli occhi.
Mi siedo, assaporo il contrasto fra il fuori ed il dentro, caldo e fresco, luce ed ombra, cerco di riprendere fiato ed energie.
Gli sposi sono sotto l’altare, fatico a vederli bene, mi guardo intorno, cerco con gli occhi le persone che conosco, i colleghi che sono invitati.
E poi, quasi all’improvviso, un coro gospel inizia a cantare, e canta benissimo, da brivido, ed un brivido mi percorre, regalandomi un attimo di freddo e la pelle d’oca, nonostante gli almeno 28 gradi qui dentro.
Il cuore aumenta i suoi battiti, lacrime agli occhi.
Ma perchè mi devo “commuovere” così?.
Forse l’emozione.
Forse sto invecchiando.
Non so.
“Oh happy day…”
Il coro intona happy day, è un matrimonio, quale musica piu’ indicata?
I pensieri volano.
“…oh happy day”
Sì…
Non capisco perchè mi prende questa specie di malinconia, né del resto in questo momento ho voglia di indagare, e così mi lascio andare, cullata dalle onde delle voci del coro…
“oh happy day..”
Giorno felice, sì… che siano sempre giorni felici…
Ma quand’è che cominciano a cambiare i giorni?
Perchè i giorni, prima o poi cambiano, e non va sempre bene, le ho tutte presenti le situazioni, tutte nel cuore le amiche che non hanno piu’ voglia, entusiasmo, che fanno fatica, che non credono piu’ di aver avuto quei giorni felici…però io c’ero, come ci sono ora, e so che quel giorno erano felici.
Quand’è che la felicità inizia a trasformarsi in fatica?
“oh happy day…”
La gente chiacchiera, qualcuno si fa aria col ventaglio, altri escono ed entrano,
i bambini corrono in giro, silenziosi, due persone si stanno trastullando col cellulare…
Il coro canta, mi domando per chi, certo canta per gli sposi, certo canta per me, le voci salgono, tornano i brividi.
La vita cambia, sì è vero, ma cambia o siamo noi che la cambiamo? Non riesco mai a trovare una risposta definitiva a questa domanda.
Forse è tutto scritto, tutto già “deciso”, fatica e leggerezza, tristezza e allegria,pene e gioie. E noi a cercare il nostro “stare” il nostro equilibrio.
“oh happy day…”
I mie pensieri corrono ancora, si popolano di fatti, voci, parole.
Di situazioni cambiate, di vite tirate coi denti, faticose, amori finiti, amori rinati, amori non piu’ amori ma sopportati, del resto non si puo’ fare altrimenti…
“OH HAPPY DAY…”
E penso a lei, alla mia amica-madre- sorella, che non c’è piu’.
A quanto mi manca.
Quanti “happy day” abbiamo avuto insieme?
Se fosse qui canterebbe anche lei a piena voce, e terrebbe il ritmo con le mani, partecipe fino in fondo a questi attimi di felicità.
Ricaccio indietro le lacrime.
“OH HAPPY DAY…”
Giorno felice, sì, vi auguro tantissimi giorni felici, anche se la vita cambia, o cambiamo noi, o chissà cosa succede, ma ora happy day, di tutto cuore happy day Paolo e Dina, happy days, e che la vita vi sia lieve.
Dafne.

DESIDERIO E PAURA

Sono seduta a scrivere e mi tocco la figa con una mano.
E’ ancora indolenzita per le attenzioni di ieri…
Ieri…un incontro importante, dove paura, passione, orgoglio, fiducia, coraggio si sono alternati, miscelati, contrapposti.
E venuto il momento, la sessione è stata intensa, ma ora è venuto questo momento.
La fustigazione della figa.
Mi sono chiesta, e ti ho chiesto piu’ volte in questi giorni, quale fosse la frusta corta, con la quale mi avevi promesso la fustigazione.
Non mi avevi mai risposto, lasciando scivolare via la domanda.
La fustigazione della figa…
Non qualche colpo isolato, ma una vera e propria fustigazione, immobilizzata, spalancata.
Ed ora la vedo la frusta corta, anzi me la fai vedere: “Eccola qui la famosa frusta corta, guardala…adesso ti frusterò la figa con questa…”
La guardo, l’ho già provata altre volte in altri parti del corpo, e ne ho già paura.
Le strisce di cuoio piatte sono “dure”, e danno un dolore bruciante.
Sono eccitata, ma sento la paura farsi strada e salire.
Sono stesa sul lettino, mi stai legando. Appoggiata solo con parte del sedere, la parte restante del qlo e le gambe sono fuori dal lettino, “libere”.
Un “tubo” , al quale sono fissati non ho ben visto come i moschettoni delle cavigliere, mi tiene le gambe divaricate al massimo che posso sopportare senzo rischio di crampi.
Le caviglie a loro volta tenute dalle corde fissate dall’argano .
E tenute lateralmente da un’altra corda.
E poi corde ai polpacci, alle cosce, le gambe non pesano, sono ben tenute, sospese, in asse col resto del corpo.
Mi inviti a provare a piegare le gambe, riesco ad avvicinare le ginocchia fra loro.
Un giro di corda alle ginocchia e sono fissate lateralmente, questo movimento ora mi è impossibile.
Tu ti muoverai nello spazio compreso fra la mia figa e le mie caviglie.
Hai appoggiato la frusta sul monte di Venere, con noncuranza.
La sento, la temo, la voglio.

TIZIANO TERZANI, VIAGGIATORE

Tiziano Terzani:
“…E se poi mi capitasse di avere una tomba, mi piacerebbe che fosse una pietra con un incavo perchè ci vengano a bere gli uccellini e con su scritto il nome, le due date d’obbligo e la parola
« viaggiatore ».
Il 28 luglio di 3 anni fa ( sono un giorno in ritardo, lo so), moriva Tiziano Terzani, o meglio Tiziano “lasciava il suo corpo terreno”.
L’avevo conosciuto, come scrittore, grazie ad un’amica: ” Sto leggendo un bellissismo libro di un giornalista, prendilo, ti piacerà”
Il libro era ” Un indovino mi disse”.
Con quel libro è iniziato il mio viaggio verso mondi lontani, verso pezzi di storia, viaggio visto attraverso gli occhi di una persona che sapeva vedere, e che vedeva veramente, non attraverso i vetri di finestre di grandi hotel.
Con ” Un altro giro di giostra” Tiziano ha compiuto un grandissimo ultimo viaggio, non tanto verso il fuori, ma verso il dentro.
Io ho iniziato un viaggio, per nulla facile, verso una consapevolezza diversa della vita, ma soprattutto della morte.
Lo ricordo così, i suoi libri, il suo sorriso, la luce nei suoi occhi, il vestito bianco, la sua speranza, la sua serenità vera.
Ciao Tiziano, ciao ” viaggiatore”.
dafne.

IL VOLO DEI RONDINI

Li ho visti anche quest’anno, nel nido sotto al portone.
Come ogni anno, come quando ero bambina e alzavo il volto alle travi del portone, e guardavo con una sorta di attesa i nidi delle rondini.
Abbassavo il capo delusa nel vederlo ancora vuoto, ed una sorta di timore di prendeva, forse quest’anno sarebbe stato diverso, forse non sarebbe nato nessuno, forse…
E invece un bel giorno ECCOLI: i rondinini.
Vederli mi emozionava, mi “allargava il cuore”, ecco era tutto a posto ora, i rondinini erano nati, la mia piccola gioia di bimba si era compiuta ancora una volta, tutto si ripeteva, rassicurante, come ogni estate.
Veder spuntare la loro piccola testa, il becco aperto in attesa , la rondine che volava avanti e indietro col cibo, i cinguettii lievi e poi piu’ decisi dei piccoli, lo stridere della madre nei suoi giri alti e le discese in picchiata verso i gatti…non mi stancavo mai di guardarli, di guardare, tutto aveva un ritmo, tutto aveva un senso, ed io lo sentivo dentro di me, come si sente un suono, lo percepivo come un profumo, e ne restavo inebriata.
Poi per un po’ le rondini non sono piu’ tornate, o chissà forse c’erano ma non dentro di me e non le ho viste, non ho dato loro importanza…
Sono riapparse qualche anno fa, a dire con la loro presenza che in fondo non tutto è cambiato.
E anche quest’anno sono nati i rondinini, e i giorni scorsi hanno iniziato a volare, orma non stavano piu’ nido, troppo piccolo per la loro crescita.
Mi sono sorpresa a guardarli ammirata durante le lezioni di volo, ad avere paura per loro quando sbattevano le ali forte forte – oddio ora cade no, non farlo cadere! –
Mi sono sentita per un attimo bambina, ho guardato con gli stessi occhi di allora, ed ho avvertito lo stesso senso, lo stesso ritmo, ho percepito lo stesso profumo, lo stesso suono…
Anche quest’anno i rondini sono nati ed hanno volato.
Non so se è tutto a posto, anzi nulla mi appare uguale, ma mi hanno donato un”intermittenza del cuore”.
Dafne

SONO FATTO COSI'

Sono fatto così
Sono fatto così
uomo e donna
albero e foglia
mi stanco, ondeggio, lievito,
cado lentamente a terra,
urlo e grido
resto sospeso
Certo e non certo
luce ed ombra
volo e muoio
e ogni volta rinasco.
Mario Frighi
Ho letto per caso, in rete, questa poesia.
Mi è piaciuta subito.
Sono fatta così…quante volte l’ho detto, l’ho pensato.
A volte era un pretesto per non cambiare, il cambiamento, pur voluto, costa fatica, ed allora è piu’ facile dire “sono fatta così”.
Restare attaccati a qualcosa di scomodo, ma in fondo conosciuto.
A volte è una constatazione, una accettazione, ma che puo’ diventare punto di partenza per un viaggio dentro la mia anima.
Però è vero, sono fatta così.
Così come?
Già…così come?
Sono donna di parole, amo le parole, per questo dò loro “importanza”, anche se molta parte delle persone sembra averne perso il senso, e le usa così, non riconoscendo loro il significato che hanno, abusandone, sprecandole, sciupandole, vomitandole.
Non me ne faccio nulla di queste parole, le chiudo fuori, come si fa di fronte ad una bufera di vento quando ci si affretta chiudere la porta.
Ma amo molto anche i silenzi, sono donna di parole e silenzi, anche qui, nel blog, non scrivo secondo un tempo definito, non riesco e non voglio programmare.
Amo il silenzio, esteriore ed interiore, come si ama una pioggia che viene rinfrescare dalla calura.
” Luce ed ombra”, sì anche io mi sento luce ed ombra, sono Dafne dai molteplici aspetti, come dice il mio nick.
“luce ed ombra
volo e muoio
e ogni volta rinasco.”
Dafne

NUDA DAVANTI A TE 3


“il Tuo cazzo in bocca,in gola, e altre mani che mi
sfiorano e so che non è finita, che ci saranno poi altre torture, che ancora
mi farai naufragare in questo mare di dolore e piacere…
Sto così un po’ , a riprendermi, a godere delle sensazioni che ho: il culo
bollente, dolorante, il piacere delle carezze delle altre tue mani che lo
sfiorano, il Tuo cazzo in bocca e me lo godo proprio tutto, con la bocca,
con la lingua, le labbra, i denti, mi piace adorarlo, sì mi piace adorarlo e
lo farei per ore e ore e ore, e poi ricomincerei, la tua tortura e la mia
adorazione, la tua tortura e la mia adorazione, la tua tortura e la mia
adorazione… fino allo stremo.
Qualcuno mi toglie il plug, un breve dolore leggero, piacevole e poi una
certa sensazione di vuoto.
Mi sleghi i polsi, posso muovere le braccia, tu ti sposti, riallacci i
pantaloni e mi dici di alzarmi, sono insicura sulle gambe, faccio 2 passi,
ti vengo vicino, e resto lì, in attesa.
Mi abbracci stretta, un abbraccio veloce, è bello, è un contatto diverso.
Non so descrivere il mio stato d’animo: il dolore, il piacere,
l’eccitazione, il timore, la voglia di essere sottomessa ed in qualche modo
“costretta”, la curiosità ed anche una certa ansia per quello che accadrà
ora…tutto questo è per me me un mix troppo forte da tradurre.
Mi allontani quasi rudemente, e mi guardi nuovamente, uno sguardo “diverso”.
So che ora riprenderai a punirmi, a farmi punire.
Avverto questa certezza a livello fisico, di nuovo sono eccitata, di nuovo
avverto “fisicamente” il desiderio del Tuo male.
Dafne