l'incontro delle mie due ancelle


Non ho mai voluto che si vedessero . Sapevano l’una dell’altra , ma non ho mai voluto che si vedessero prima di quel momento.
E anche in quell’istante la luce era stata volutamente ridotta al bagliore di poche candele sul pavimento della stanza. In questo modo la loro curiosità poteva essere soddisfatta solo dal muoversi delle forme dei loro corpi , ma in alcun modo avrebbero ancora potuto guardarsi negli occhi.
Era stato imposto loro il silenzio. Prima delle indicazioni che erano state fornite ad entrambe era infatti il divieto di parlare.
Una di loro aspettava al centro della stanza ,inconsapevole dell’incontro che di li a poco avrebbe avuto.
L’altra era appena entrata nella stanza , con me che l’accompagnavo a scoprire di chi fosse il respiro che faceva distintamente trapelare l’emozione di cui pregna era la stanza.
La fermai di fronte a lei . E i loro respiri iniziarono a fondersi fino a diventare uno solo .

IL NOSTRO INCONTRO


Le ho semplicemente detto il nome della strada dove sarebbe dovuta andare .
Conosceva perfettamente quella strada,in fondo non lontana da casa sua. Probabilmente ci era passata miliardi di volte senza pensare che un giorno sarebbe stato il suo primo vero dungeon.
Ora conosceva il punto esatto dove sarebbe dovuta essere alle 10 in punto.
Le ho detto come vestirsi , e questo è stato l’unico aspetto che ho permesso discutesse con me. Volevo che fosse anche una sua scelta come offrirsi alla mia vista.
Tutto il resto era un copione che avrei scritto improvvisando.
Le avrei telefonato dicendo in quale direzione guardare aspettandomi.
Avrebbe dovuto guardare dal ponte sul quale doveva trovarsi , e guardare solo in avanti , sporgendosi in modo che la gonna che avevamo scelto (“insieme”) l’avrebbe resa vulnerabile agli sguardi di tutti ma preda solo di colui che l’avrebbe potuta prendere.
Non avrebbe potuto girarsi a nessun commento che non fosse stato il mio. A nessuno avrebbe potuto rispondere e per nessun motivo si sarebbe potuta girare.
Solo io avrei potuto interrompere l’incantesimo di quei momenti in cui per la prima volta viveva tutta la propria essenza semplicemente stando ferma , semplicemente “essendo”.
L’avrei liberata da tutto ciò che non era, e da tutto ciò che doveva fingere semplicemente salutandola avvicinandomi a lei ancora di spalle.
Non avrebbe dovuto incrociare il mio sguardo. Non lo avrebbe visto per tutta la giornata.
Sarei stato io a farla entrare in macchina dopo averla bendata.
E lei ad obbedire a qualsiasi mio ordine.
Era semplicemente il nostro sogno.
Master Aton

Pura sostanziale sessione totalizzante


Mi basta uno sguardo per farti comprendere quale sarà la tua prossima sessione,ovvero il mio attuale desiderio.
Ancora una volta il tuo desiderio ,per te che hai scelto di appartenermi, dovrà essere esclusivamentel’essere capace di “renderti strumento” per il raggiungimento del mio desiderio.
Ti insegnerò come realizzarlo. Lo farò rendendoti consapevolmente capace di farlo.

Quotidianità


Passeggiare per la città con la propria schiava.
Camminare con lei fianco a fianco.
Tenerla per mano quando si desidera donarle dolcezza o farla camminare avanti per guardarla camminare dentro il pantalone aderente che le si è fatto indossare per esaltare il suo splendido culo.
Guardare compiaciuto il suo movimento ancheggiante dato dalla consapevolezza dei tuoi occhi sul suo corpo.
Avvicinarsi a lei e portarsi di nuovo al suo fianco ,guardarla con la “coda dell’occhio” soddisfatta per lo spettacolo che è stata capace di offrire, e al tempo stesso ansiosa di conoscere cosa altro le verrà chiesto di eseguire, e desiderosa di esserne capace.
Portare la mano sui suoi fianchi fino a posarla sui suoi glutei per “vedere” ora con il tatto il movimento fino a quel momento osservato solo con gli occhi.
Consapevoli che i passanti che seguono abbiano modo di vedere tutto , ma altrettanto convinti che in quel momento (come in ogni momento in cui si è insieme alla propria schiava ) si è concentrati e assorti solo a godere di lei e di quanto di quel momento si riesce a fare.
Fermarsi su una panchina e…

Censura e scorrettezza di uno pseudomaster


Rieccomi a scrivere .
Ne è passata di acqua sotto i ponti…
…e un po’ di questa acqua mi ha fatto riflettere sull’opportunità di scrivere qualcosa che esuli dalle consuete materie trattate in questo blog.
Mi sono reso conto che spesso io parlo del mio bdsm come di un sogno .
Semplicemente perché per me è così.
D’altra parte alcuni eventi mi hanno portato alla convinzione che mentre io sto qui a parlare di sogno c’è chi utilizza il bdsm per affermare il proprio potere, per mostrare agli altri che le sue idee sono vincenti e creare attorno a sé una piccola corte di cortigiani servili.
Questo mi ha profondamente rattristato.
Mentre ormai ho fatto (e forse molti come me) l’abitudine che nel mondo le cose vadano così e la ricerca del potere sia lo sport più diffuso, meno sono pronto ad accettare che questo avvenga in quel mondo dei sogni che mi vede qui con il trischele (bandiera dei bdsmer americani) in mano.
Vedere prevaricazione delle idee, sopruso, mistificazione, corsa al potere, ecc nel nostro mondo bdsm per me è inaccettabile!
Mi deprime, mi rattrista.

La ricerca della mia schiava e non del mio bdsm


Cerco la mia schiava ogni giorno camminando per le strade della mia città.
Non cerco una schiava. Di quelle ne ho avute tante e tante altre avrei potute averne.
Cerco la mia schiava.
Quella persona di cui parlo quando descrivo l’anima gemella di un Master .
La parte complementare di quella essenza dominante che sento dentro da sempre essere la mia essenza.
Cerco la mia schiava quando scendo di casa, prendo la moto e osservo da dentro il casco le donne che mi passano accanto nelle macchine ,o che attraversano la strada davanti a me.

La scoperta della propria essenza

una schiava che porge i polsi al Padrone: allegoria del dono dell’appartenenza

La scoperta della propria essenza
Uomini e donne per loro natura sono mutevoli. E quelli meno superficiali e più profondi tra questi crescono e si evolvono . Nel proprio percorso di evoluzione viene approfondita non solo la conoscenza del mondo e degli altri ma anche di se stessi.
Ciò che si pensa di desiderare ad una data età può non coincidere a ciò che si desidererà successivamente. E quando anche non sono i propri desideri a mutare , sono l’intensità o i modi e gli strumenti per realizzarsi che cambiano.
Anche chi porta dentro di se da sempre la consapevolezza di essere dominante o sottomesso attraversa differenti fasi di interazione con questa natura.
La mia personale esperienza riguardo alla mia immutata essenza nel corso degli anni , e alla invece mutevole e crescente sua forma di manifestazione mi consente di osservare questo percorso in chi lo affronta ad un diverso livello , o grado di esperienza…

Bisogna forse essere folli per amare il BDSM?

Una schiava sospesa (tra follia e normalità?)

Bisogna forse essere folli per amare il BDSM?
Probabilmente la risposta di molti sarebbe un deciso si.
In primo luogo però bisognerebbe stabilire cosa sia la follia, e per fare ciò stabilire dove sia il gusto e dove invece il non giusto (compito arduo secondo la teoria Vasco per cui non esiste tale distinzione).
Ma credo che anche tutto ciò in fondo sia…

Il dono di una schiava

Inauguro questo mio blog con un post dedicato a tutte le schiave ed alla particolare capacità che solo una slave riesce ad esprimere di amare donando se stessa al proprio Padrone.
In una società animata dal concetto commerciale di “dono”, in cui l’entità del regalo è nella quantificazione del suo valore economico , molta ipocrisia nasconde la reale motivazione della schiava che si offre a chi sceglie come proprio Padrone.
Non sconvolge che il regalo per il proprio partner nel giorno della festa degli innamorati “DEBBA” convenzionalmente essere uno specifico cioccolatino dal nome che geni del marketing hanno studiato ricordare nel consumatore l’immagine di due labbra che si congiungono. E sconvolge invece (perlomeno la mente dei più) che

Una schiava che si dona al suo Padrone